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Trento 17 novembre 2011
Intitolazione di una via a Gastone Del Piccolo nell'area ex Michelin:
«il mio piÙ vivo sconcerto e la piÙ netta contrarietÀ
circa l'incredibile decisione»

Intervento in Consiglio Comunale a Trento
di Lucia Coppola dei Verdi e Democratici per Trento

Desidero esprimere, in quanto cittadina e consigliere comunale a Trento, il mio più vivo sconcerto e la più netta contrarietà circa l'incredibile decisione, assunta a maggioranza dalla commissione toponomastica, di dedicare  due viali o due passaggi nel nuovo quartiere delle Albere, situato nell'ex area  Michelin, oltre che al sindacalista della Cisl Giuseppe Mattei, anche al sindacalista della Cisnal Gastone Del Piccolo, su proposta del consigliere comunale del PDL Antonio Coradello. Lo stesso consigliere si è peraltro astenuto dall'esprimere voto favorevole sulla proposta di intitolare una piazza dello stesso comparto alle donne operaie.

Le motivazioni addotte dalla suddetta commissione, paradossali a mio avviso, si giustificano con la necessità della par condicio, per equilibrare la scelta di un sindacalista, Beppino Mattei, amato e rispettato per il suo profilo morale e sociale nitido e cristallino, per l'energia e la forza con cui ha dedicato la sua vita al mondo del lavoro e ai principi di uguaglianza e solidarietà. La sua memoria, che la città di Trento vorrebbe onorare, ricordandolo proprio nel luogo che è stato teatro di tante lotte, sacrifici e conquiste della classe operaia, viene però inficiata da questa improponibile vicinanza.  Il suo lavoro intelligente e lungimirante e la generosità con cui lo svolse non hanno bisogno di forzature e mediazioni di questo tipo. La decisione di affiancare il suo ricordo con quello di Del Piccolo la dice lunga sulla mancanza di memoria storica presente nelle istituzioni democratiche della nostra città e su una interpretazione fuorviante, degna del Manuale Cencelli, della rappresentanza, ora anche in morte. Assomiglia molto al revisionismo storico che in questi ultimi anni ha preteso di celebrare e ricordare tutti e tutto allo stesso modo, appiattendo e confondendo ruoli e responsabilità. Mattei è stato uomo capace di confronto e dialogo anche con mondi altri, con differenti modi di leggere e interpretare la realtà e i fenomeni sociali, ma il suo rigore morale, i suoi valori e le idealità che sottendevano il suo agire non sono esattamente quelli del sindacalista proposto da Coradello. Beppino, come lo chiamavano i suoi operai, è stato interprete straordinario di una stagione complessa e difficile, per molti aspetti straordinaria,  che ha riguardato la nostra città e l'intero paese. Un'epoca di grandi trasformazioni economiche e sociali ma soprattutto di partecipazione attiva dei cittadini, operai, studenti, donne: tutti coloro che fino a quel momento non avevano avuto voce in capitolo. L'impegno sindacale è andato nella  direzione di contrastare la strategia della tensione, di creare unità tra le differenti sigle sindacali, di mettere al centro gli operai e le loro famiglie: i sacrifici, il desiderio di emancipazione, la loro cultura, la storia, i saperi, dando dignità e diritti a tutti coloro che sino a quel momento erano considerati solo forza lavoro da sfruttare. Il diritto alla scuola, alla salute, a modalità di lavoro meno alienanti, a tempi di vita accettabili. Era uomo attivo, disponibile, aperto.

La commissione toponomastica ha inteso, con questo voto davvero incomprensibile, soprattutto se si pensa che la maggioranza dei consiglieri appartiene al centro- sinistra, affiancargli una figura a dir poco controversa, quella del sindacalista della Cisnal, il cui profilo, pur col rispetto che si deve a coloro che non sono più tra noi, si discosta profondamente da quello di Mattei. Poco o niente si conosce delle sue battaglie sindacali o dei suoi meriti, che dovrebbero avvalorare l'intitolazione, molto si sa invece del ruolo che assunse il 30 luglio 1970 allorché, nel corso di un'assemblea Cisnal alla Ignis, che aveva visto la ferma opposizione di operai e sindacalisti, due operai furono accoltellati da un  drappello formato da una trentina di fascisti, allora si chiamavano così, arrivati da tutta la regione. Gastone Del Piccolo e Andrea Mitolo, ex milite repubblichino, furono trovati in possesso di un'ascia e, a seguito del fatto di sangue che aveva riguardato due giovani, Adriano Mattivi di 25 anni e Paolo Tenuta di 19, bloccati  e sequestrati dagli operai furibondi che li costrinsero ad aprire un corteo che si diresse verso la città, indossando un cartello che diceva: “Siamo fascisti. Oggi abbiamo accoltellato due operai. Questa è la nostra politica pro operai”.

Ora io mi chiedo se, ideologie e appartenenze a parte, e giudizi storici su quell'epoca contrastata e difficile, sia possibile, saggio e sensato mettere insieme due figure con caratteristiche, modi di agire e interpretare il sindacalismo e la politica, così profondamente dissimili.

Mi associo dunque  alla famiglia di Giuseppe Mattei, alla moglie Ida e ai sei figli che in una nota hanno espresso rammarico, sconcerto e incredulità, chiedendo di ristabilire una verità storica e di rispettare la memoria del proprio congiunto e il suo sentire democratico e civile. Prendo perciò le distanze dalla  decisione della commissione toponomastica del Comune di Trento (che ha pensato bene di stralciare figure del calibro di Chiara Lubich e Alex Langer, senza motivarne la ragione) augurandomi che, con queste tragiche e assurde premesse, non accada che il Consiglio Comunale di Trento la sancisca.

Lucia Coppola

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